Ci sono due categorie di persone: quelle che raccontano immancabilmente la fine dei film (o dei libri) e quelle che rifuggono disperatamente la prima categoria...
Io non voglio dire di quale parte dell'universo faccio parte, perchè sarebbe per me abbastanza disdicevole...
Il punto però non è questo: è il parlare a ruota incessantemente di musica, cartoni, film e telefilm (è chiaro che poi ogni tanto ti scappa involontariamente un dettaglio importante). Ultimamente le mie uscite con gli amici assomigliano al verso della canzone di Caparezza 'Fuori Dal Tunnel (Del Divertimento)': "dopo mischiano il brachetto e non capisco com'è che si finisce a parlare di Jeeg Robot e delle Strade di San Francisco".
Io recentemente mi trovo a parlare solo di Telefilm (americani): siamo tutti grandi snob che non guardano la TV, ma si cruogiolano sul divano a guardare serial...
Come giustamente nota Adam Sternbergh sul numero 775 del "Internazionale":
[...] Si è stabilito un nuovo rapporto con i programmi tv. [...] Seguire un telefilm oggi è una scelta attiva: bisogna urlare per affermare i suoi diritti.
I telefilm di oggi insomma, così evoluti e raffinati nelle scelte registiche e narrative, sono per noi una nuova forma di aggregazione sociale, nuovi e privati eventi culturali sui quali riversiamo poi la nostra socialità.
Quindi: nuove forme, ma stesso ruolo?