Dopo aver pontificato su viralizzazione, SMO e SMM, ho attinto alle risorse Social messe a disposizione dal web 2.0.
L'universo di Facebook certo ha un suo fascino, ma l'usabilità del sito è a mio avviso contorta. I siti web sono convenzionalmente considerati nello studio dell'usabilità degli "artefatti cognitivi" che devono avvicinarsi il più possibile ai modelli cognitivi e ai processi motivazionali dell'utente...questo in teoria.
La maggior parte dei portali e dei siti in generale non mantiene la centralità dovuta all'utente, e Facebook non fa eccezione. Spostandosi tra profilo, bacheca, foto e quant'altro spesso ci si ingarbuglia in una serie di rimandi successivi e concatenati che fanno perdere il senso del proprio percorso. Se si ha intenzione poi di usare qualche applicazione, il problema si fa ancora più complesso nel doversi barcamenare tra il menù di facebook, il menù personale e quello dell'applicazione in uso. Non so se questa è una percezione diffusa...
Norman, nella sua bibbia dell'usabilità "La caffettiera del masochista", spiega come le persone che sbagliano usando una cosa:
Norman, nella sua bibbia dell'usabilità "La caffettiera del masochista", spiega come le persone che sbagliano usando una cosa:
Invariabilmente si sentono colpevoli: o cercano di nascondere l'errore o si accusano di "stupidità" o "imperizia". Faccio notare allora che il progetto è difettoso e che anche altri fanno lo stesso errore. Tuttavia, se il compito sembra semplice o banale, le persone continuano ad incolpare se stesse. [...] Se un errore è possibile, qualcuno prima o poi lo farà. Il progettista deve partire dal presupposto che qualunque errore è teoricamente possibile, e per questo motivo prevedere sempre un modo per rimediarvi.
Ho la personale impressione che l'usabilità di Facebook non sia immediata, ma che gli errori di navigazione commessi dagli utenti vengano attribuiti a se stessi in virtù dell'apparente banalità grafica delle pagine; che i progettisti insomma non abbiano fatto un'accurata analisi prima di strutturare il sito.
Sempre Norman, in una recente intervista, dichiara che di fronte ai problemi di usabilità di questi nuovi network:
la soluzione è un po’ di buon senso, soprattutto da parte di chi sviluppa programmi e strumenti hi-tech. Ed è questo che Norman chiede oggi ai giovani designer. "Vorrei che fossero più sensibili alle persone. E pensassero a chi dovrà usare gli oggetti che creano".
Il buon senso viene da un'accurata conoscenza della propria utenza: ma qual'è l'utente tipo di Facebook e di internet in generale?