Si parla moltissimo ultimamente di Social Network e di come stiano cambiando non solo la nostra vita quotidiana ma anche il modo di gestire il "business". A tal proposito Rohit Bhargava nel 2006 ha coniato il termine "Social Media Optimization" e conseguentemente è nato il "Social Media Marketing". Rohit scrive:
Il concetto che sta alla base della SMO è semplice: apportare alcuni cambiamenti ad un sito web in modo che sia più facilmente linkabile, più visibile nelle ricerche dei social media sui tradizionali motori di ricerca come Technorati e che sia incluso nei post rilevanti dei blog, nei podcast e nei video-blog.
Social Media Marketing prevede sostanzialmente lo sfruttamento della viralità della Rete per migliorare il posizionamento nei motori di ricerca e la notorietà di un marchio, di un contenuto, di un sito.
Alla base di tutto questo c'è chiaramente la necessità di distribuire contenuti capaci di attirare l'interesse del social web poichè sono gli utenti stessi a fare si che aumentino contatti e visibilità.
Nonostante tutto questo accadesse quasi quattro anni fa, in Italia si considerano queste strategie solo da poco tempo a questa parte, probabilmente perchè si fa difficoltà ad individuare una redditività diretta tra quanto investito e quanto direttamente guadagnato. Inoltre, secondo una ricerca presentata da FrozenFrogs, la notorietà raggiunta, per esempio il numero di fan o followers, non dipende dalle dimensioni dell'azienda investitrice ma dall'attenzione ai contenuti (e questo ci riporta al concetto della qualità dell'optimizzazione dei media).
Insomma, come in tutte le cose, non basta lanciarsi nel nuovo mercato di opportunità, ma saperle sfruttare con sapienza poichè i Social Media non costituiscono una bacchetta magica per la notorietà, ma possono anche essere un boomerang. Basta ricordare che gli utenti, per la prima volta, esprimono le loro opinioni non sfruttando l'anonimato della rete ma "mettendoci la faccia" (come per esempio su Facebook). In qualche modo, e so di non dire nulla di nuovo, i consumatori e più estensivamente gli utenti tendenzialmente non vogliono più subire i prodotti.